Tuesday, January 23, 2007

Bagni di violenza (quarta parte)

Ai miei occhi quella affilata essenza che aveva assunto in punto di morte, la negazione di tutto ciò che era stato finora, amico e filosofo, non gli faceva onore. Al tempo non ho saputo riconoscerla come il suo ultimo guizzo di vita, come l’ultima affermazione del suo ruolo attivo all’interno del mondo, prima che anche per lui arrivasse il momento di venire sepolto sotto un cumulo di calcinacci e polveri di laterizi e dormire per sempre.
Dentro quel bagno sentivo solo la forza che mi scorreva nelle braccia e i contraccolpi che dalla mazza arrivavano a vibrarmi nella spina dorsale e l’energia che mi giungeva dal nutrirmi della storia, dell’esperienza e dell’essenza di qualcuno più vecchio di me mentre gli strappavo le energie con la mia volontà distruttrice.
Alla padrona dell’albergo che aveva deciso che quei sanitari dovevano appartenere al passato e ai suoi clienti sarebbe andato l’onere morale di quell’omicidio, della rimozione fisica e spirituale di quell’elemento scomodo del nostro sistema-mondo che si vorrebbe perfetto. Io ero soltanto un esecutore materiale, la filosofia mi era ancora estranea e da quell’assassinio e dalle decine di altri perpetrati lungo i bagni di quel corridoio ricevevo solo il vigore animale, irrazionale e innato che si prova nella distruzione senza comprensione di qualcosa o qualcuno. Era il tempo in cui potevo ancora crogiolarmi all’idea di essere un energumeno razionale dai muscoli e dalle circonvoluzioni mentali molto ben sviluppati, un oltreuomo, un immortale, senza pensare veramente…
Senza pensare veramente che non ci si può crogiolare senza crogiuolo, che non si può vivere una vita saggia e piena senza raggiungere la consapevolezza delle interrelazioni che ci legano a qualsiasi cosa presente nel creato, da un indigeno degli antipodi al pulviscolo davanti agli occhi, da Dio al vecchio bidet conosciuto da molti.


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